Marco Cecini (Marco Aurelio Valerio Massenzio) - Il Sapere Storico. De Historia commentarii

Il Sapere Storico
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Intervista di Andrea Contorni R.

Marco Cecini (Marco Aurelio Valerio Massenzio)

Nato a Roma nel 1982 in uno dei quartieri storici della città, San Giovanni in Laterano, a due passi dalle Mura Aureliane, dal Colosseo e dalle Terme di Caracalla, sviluppa con la Capitale un rapporto viscerale e un amore sconfinato. Sin da bambino si abitua a passeggiare e a giocare per ore all’ombra dei più importanti monumenti della Città Eterna a pochi passi da casa, mentre al contempo segue i primi anni del suo percorso scolastico fra Trastevere e Testaccio, dove ha modo di sperimentare un altro lato della "Romanità" più verace e tradizionale. Personalità intuitiva e curiosa, è affascinato sin dall'infanzia, non solo dal mondo di Roma Antica, ma dalla Storia in senso lato e in particolare per quella a noi più lontana ed esotica, quella Estremo Orientale. Innamorato del Giappone, che per certi atteggiamenti mentali e sociali considera estremamente speculare al mondo Romano, si Laurea in Lingue e Civiltà Orientali presso l’Università Sapienza di Roma nel 2007, trovando impiego dapprima come Editor presso la Casa Editrice Panini, poi nel settore del trasporto pubblico aeroportuale. I primi trentacinque anni della sua vita li dedica esclusivamente allo studio, al lavoro, e alla costruzione del suo futuro e della sua stabilità economica e personale. Dopo aver realizzato questo che considera un passaggio fondamentale nella vita di ogni uomo, sente che manca qualcosa alla sua vita, e trova questo anello mancante nella Rievocazione Storica. Dopo una breve ma appagante esperienza rievocativa nel mondo Medievale con la Compagnia Cavalieri Cortesi, si avvicina al mondo dell’Antica Roma grazie al Gruppo Storico Romano, Associazione fondata nel 1994 e leader nel settore rievocativo della Capitale e non, alla quale regala da venti anni uno dei principali eventi della Città, il Natale di Roma. All’interno del Gruppo Storico Romano rievoca la figura del Gladiatore, del Pretoriano, del Senatore, cercando di fare sua la grande esperienza e competenza dei Soci di ogni Settore del gruppo e la capacità organizzativa e gestionale dei membri del Direttivo. Durante questi tre anni densi di soddisfazioni, grazie all’amicizia e alla conoscenza con l’associazione tardo imperiale ROMARS, la prima a occuparsi di tali tematiche in Roma, sviluppa l’amore per il personaggio di Massenzio e per il Tardo Impero Romano, che in brevissimo tempo diviene per lui totalizzante.

Sei domande

01. Marco, ho avuto modo di constatare quanto radicati siano in te l’amore e la passione per la cultura storica. Il tuo percorso di studio e di ricerca è in continuo divenire. Mi piacerebbe risalire alle origini di questo inesauribile "fuoco storico". Come è nato e si è sviluppato negli anni questo tuo desiderio di conoscenza?
Chi mi conosce sa che io sono un tipo appassionato, è una questione di carattere. Tutto ciò che faccio, cerco di farlo sempre animato da una passione che molto spesso può apparire ad occhi esterni esagerata, ipertrofica, che non lascia spazio ad altro. Effettivamente è vero. Quando la mia attenzione è catturata da un dato argomento, non mi fermo fino a quando non ho esaurito tutto ciò che c’è da sapere su quella specifica cosa e l’ho fatta mia. In qualche modo questo mi permette di sentirmi costantemente impegnato, costantemente in tensione, di non fermarmi mai, è come se il mio io interiore ne avesse bisogno per sentirsi vivo, come se ci fosse una locomotiva nella mia testa che richiede costantemente nuovo legname da ardere, nuovo combustibile per correre. Sicuramente fra i tanti argomenti che mi hanno appassionato negli anni un posto d’onore appartiene di diritto alla Storia, che considero l’unica e vera forma di preveggenza possibile per il genere umano. Non concordo assolutamente con chi asserisce che non si può usare il passato come modello per decifrare il presente. Certo, va fatto in maniera critica, tenendo conto delle enormi differenze che si sono consolidate nella società globale a distanza di secoli. Tuttavia la costante della natura umana, immutabile nella sua essenza sostanziale nonostante l’avanzamento civile, rende sempre possibile per un orecchio attento e allenato riconoscere certi scricchiolii del proprio presente, e magari sapervi leggere un’eco di quanto già accadde in un tempo precedente. Come diceva Confucio: "Studia il passato se vuoi prevedere il futuro". Anche noi Occidentali, che abbiamo una mentalità lineare ed escatologica, dovremmo invece cominciare a far nostro questo pensiero circolare degli Orientali. Semplicemente perché era esattamente anche il pensiero dei nostri predecessori, i Romani.

02. Negli anni hai concentrato la tua attività di ricerca sulla Storia Romana, in particolar modo su un personaggio da sempre ritenuto controverso. Parlo di Marco Aurelio Valerio Massenzio, l’imperatore che si oppose a Costantino, trovando la morte nella Battaglia di Ponte Milvio. Per Massenzio, all’epoca, fu decretata una damnatio memoriae che sembra sopravvivere ancora oggi...
Il mio rapporto con Massenzio ammetto che va un po’ oltre il semplice interesse storico. Ho sviluppato nei confronti di questo personaggio una sorta di empatia, una comprensione, un’ammirazione, che va oltre la neutralità che si esigerebbe da un vero studioso. D’altra parte siamo esseri umani, e non possiamo non sentirci compartecipi delle vicende dei nostri simili, per quanto diversi da noi per nascita e censo. Non ho scelto di rappresentare Massenzio in rievocazione per un qualche istinto vanesio, per l’impulso a incarnare necessariamente un personaggio blasonato, ma perché mi ha colpito profondissimamente la vicenda di quest’uomo con così tanti meriti e qualità, afflitto da una così straordinaria sfortuna. Al tempo stesso ho trovato repellente e spaventosa l’operazione di chirurgica propaganda con la quale i vincitori hanno distrutto il suo nome, le sue opere, la sua memoria. Certo, al tempo si usava così. E tuttavia chiunque abbia studiato da vicino la materia non può non rendersi conto che su Massenzio è stata scatenata una particolare forma di dannazione. Non il semplice oblio, ma la trasformazione nell’antagonista per eccellenza della cristianità per i posteri, la declinazione dell’ultimo regnante romano in Roma in un mostro letterario, una sequenza interminabile di cliché. Se fosse stata la vanità a guidarmi, probabilmente avrei scelto un altro nome piuttosto che quello del regnante più infangato, vilipeso, bistrattato dell’intera storia romana. Dobbiamo renderci conto che a parlarci di Massenzio, di chi fosse, di cosa pensasse, di cosa volesse, sono esclusivamente fonti a lui ostili. Di più, fonti marcatamente propagandistiche. Apologeti cristiani, panegiristi, possono dirsi tutt’altro che storici imparziali. Per chi non sapesse cosa è un panegirico, sappia che è l’adulazione elevata a forma artistica e letteraria, possiamo quindi prendere come oro colato ciò che ci viene detto dai panegiristi di Costantino quando parlano di Massenzio? La "damnatio" contro questo Imperatore, che il racconto del vincitore ha voluto derubricare a persecutore dei cristiani e ultimo baluardo del mondo pagano sconfitto, è continuata per i 1700 anni seguenti, dove Ponte Milvio cesserà di essere la vittoria di Costantino su Massenzio per divenire la vittoria della Chiesa sui pagani. Per diciassette secoli questa storia è stata intoccabile, immutabile, un pilastro della dottrina cattolica, quasi un sacramento.Ultimamente la storiografia sta cominciando a rivalutare la figura di Massenzio, ed il mio operato si inserisce in questo nuovo corso. Ci sono dei fatti che non possono essere ignorati, e l’archeologia spesso va a supplire le mancanze o le menzogne delle fonti letterarie.

03. Puoi farmi una panoramica di questo personaggio? Andando oltre la damnatio memoriae, chi era realmente Massenzio alla luce delle fonti storiografiche non di parte?
Oggi sappiamo che è stato Massenzio a costruire la prima Basilica cristiana, la Basilica Apostolorum, oggi conosciuta come San Sebastiano Fuori le Mura. Sappiamo che concesse, ancor prima di Costantino, libertà di culto ai cristiani restituendo loro i beni sottratti durante le persecuzioni di Diocleziano. La zecca di Aquileia batté monete sulle quali timidamente comparvero per la prima volta simbologie cristiane, un gesto di inclusione da parte dell’autorità imperiale. Ma Massenzio non tollerava colpi di testa da parte dei vescovi e degli alti esponenti del clero: tutti, anche loro, dovevano adeguarsi alla legge di Roma. Esiliò i capi più facinorosi e indisponibili alla collaborazione e al loro posto nominò un vescovo fedele al potere di Roma, Milziade, imponendolo alla comunità cristiana. Nella sua ottica Cristo avrebbe dovuto divenire uno dei tanti dèi del mondo romano, magari il dio della misericordia, o del perdono. Il cristianesimo, allora diviso in tante sette diverse, avrebbe arricchito la religiosità tradizionale senza scardinarla o sostituirla, come avvenne in seguito. Massenzio viene descritto come un tiranno, un mostro, stupratore, necromante. I fatti ci parlano di un uomo di grande virtù, costumi all’antica e pietas fuori dell’ordinario. Dopo aver sconfitto e messo a morte Flavio Severo, Tetrarca e Augusto d’Occidente, non gettò il suo corpo in un fiume né fece oltraggio al suo cadavere. Lo seppellì, con tutti gli onori, nel Mausoleo Imperiale di Gallieno, sulla Via Appia Antica all’altezza di Ciampino, con un gesto molto rispettoso del rango del nemico sconfitto. Quando fu attaccato da suo suocero, Galerio, di cui aveva sposato la figlia Valeria Massimilla, non la ripudiò, né la scacciò. Il ripudio era all’ordine del giorno nel mondo romano e ancor più in epoca tetrarchica. Ci si sposava per convenienza, per stringere alleanze, e quando queste alleanze venivano meno, si ripudiava la moglie e se ne prendeva un’altra. Così fecero Costanzo, Costantino, e tanti altri del tempo. Massenzio no. Se pure ebbe ogni motivo per farlo, egli rimase sempre devoto e fedele all’unica moglie. Egli viene rimproverato di essere un vanitoso megalomane che riempì Roma di monumenti tassando fino alla morte il popolo. È esattamente il contrario. Al tempo, i lavori pubblici erano l’unico modo per impiegare e dare un lavoro e un sostegno economico alla numerosissima plebe romana, che sopravviveva solo grazie alla distribuzione di pane e carne di maiale da parte dello Stato. Impiegata come manovalanza generica nella costruzione del Tempio di Venere e Roma, della Basilica di Massenzio, del Tempio di Romolo, delle Terme sul Quirinale, e degli innumerevoli restauri compiuti sulle Vie Consolari, sulle Mura Aureliane, nei Fori e via discorrendo, questa povera gente ebbe di che sfamare le proprie famiglie per anni. La costruzione della Villa sulla Via Appia Antica non fu un gesto di vanità di chi non si accontentava della Dimora Imperiale sul Palatino, ma di pietà. La morte prematura del figlio primogenito ed erede Romolo gettò Massenzio nella disperazione. La legge romana imponeva che le sepolture dovessero avere luogo fuori dal perimetro della Città. Pur di continuare a vivere accanto al proprio figlio, anche dopo la morte, Massenzio costruì una Residenza Imperiale fuori dalle Mura, una Villa che inglobasse il Mausoleo al proprio interno. Ma il gesto più significativo di tutti fu forse quello che gli attirò l’odio di tutti i suoi contemporanei: Massenzio si rifiutò ostinatamente, sin dalla giovane età, di inginocchiarsi e baciare i piedi e le vesti di Diocleziano, Massimiano e degli altri sovrani della Tetrarchia. Questo rituale, chiamato Adoratio, riprendeva quello orientale persiano della proskynesis, ed era stato introdotto nel protocollo ufficiale di Corte romano da Diocleziano. L’ostinato rifiuto di Massenzio di adempiere a un cerimoniale al quale tutti gli altri gerarchi o rampolli della Corte, incluso Costantino, aderirono, ci dice molto di questo uomo, del suo orgoglio, della sua adesione morbosa al Mos Maiorum, della sua forza morale. Massenzio era un Romano, a dispetto del suo essere di madre siriana e padre pannonico. Egli fu la quintessenza del sistema inclusivo di Roma, della sua capacità di irradiare i propri miti, i propri ideali, i propri simboli in tutto il Mediterraneo. Massenzio il siriano riportò in auge il Culto di Romolo, di Ercole, dei Dioscuri, di Evantro e Troo, di Enea, di Augusto. I Cittadini di Roma lo adottarono come loro figlio e araldo, e non lo dimenticarono anche dopo la sconfitta e la morte. Nel 326 Costantino tornò a Roma come Imperatore unico, per festeggiare insieme ai suoi Ventennali di regno la riunificazione dell’Impero e la sconfitta di Licinio. I Romani lo accolsero con insurrezioni e disordini, distrussero le statue erette in suo onore e le buttarono nelle fogne. Recentemente una testa di statua monumentale, distrutta probabilmente proprio in corrispondenza di tali tumulti, è stata ritrovata nella Cloaca Maxima all’altezza dei Mercati di Traiano. Mi sto dilungando troppo, e di ciò mi scuso con te e con i lettori. Ci sarebbe molto altro da dire ma devo fermarmi. Quando parlo di Massenzio dentro di me è come se si aprisse una diga, e tutto ciò che ho dentro fuoriuscisse violentemente. Le ingiustizie che ha subito dalla Storia mi risultano insopportabili, e ritengo che la bilancia andrebbe riequilibrata per restituire dignità a quest’uomo. Ciò andrebbe anche a favore della memoria di Costantino, che avrebbe avuto la meglio su un personaggio di enorme spessore.

04. La tua attività di studio delle fonti trova "sfogo" nella Rievocazione Storica che tu affronti con estrema serietà. Ti ho visto impersonare proprio Massenzio con profonda dedizione. Come sei arrivato alla Rievocazione? E la ritieni importante come opera di divulgazione della Storia?
Sono arrivato alla Rievocazione Storica già abbastanza avanti con l’età, ho cominciato affacciandomi al mondo medievale che avevo già 33 o 34 anni. Questo perché prima di allora dovevo ancora realizzarmi nella vita: trovare un lavoro stabile, comprarmi una casa, impostare le basi per creare una famiglia. Queste erano le mie priorità assolute, e non volevo avere nulla che mi distraesse. Dopotutto, la nostra è una passione che, se fatta bene, può essere molto costosa. È un lusso che prima sentivo di non potermi permettere, semplicemente. Con questo non voglio dire che non si possa fare Rievocazione anche in giovane età, assolutamente. Si può e si deve fare, e ci sono molti modi per farla spendendo poco e nel modo giusto. Nel mio caso, sono stato io a non volermi concedere distrazioni rispetto ai miei obiettivi principali, e quando sono arrivato alla Rievocazione in età già matura, avevo molta "fame" e questo mi ha permesso di bruciare forse un po’ i tempi. Non parliamo soltanto di un investimento economico notevole, soprattutto nel mio caso, ma anche emotivo, di studio, di tempo, di ricerca. Probabilmente ho speso più in libri che in vestiti. Ho recuperato ogni pubblicazione Accademica su Massenzio e argomenti attinenti a prescindere dalla latitudine, e me la sono fatta arrivare a Roma. E ne sono molto orgoglioso. In questo modo la Rievocazione si può sublimare e diventare qualcosa di più che un semplice "vestirsi in abito storico". Noi possiamo diventare veicoli di cultura, trasmettitori viventi che amplificano un’eco passata. Se mi passi la metafora, io credo che la Rievocazione Storica sia come un benefico sciroppo dal gusto zuccherino. La medicina è la Storia, la Rievocazione è lo zucchero. Quando parlo con dei ragazzi ancora in età scolare, spesso gli sento dire che la Storia è noiosa, fatta di date e nomi interminabili ed è un argomento che non li affascina per nulla. Questa cosa mi intristisce in maniera terribile. Non dovrebbe essere così. Non riesco a pensare a qualcosa di più appassionante della Storia, è come un romanzo o un bellissimo film d’avventura con la differenza che i protagonisti non sono personaggi di fantasia, ma sono vissuti realmente, sono i nostri antenati. Quando mi è capitato che dei bambini o dei ragazzi molto giovani si avvicinassero e mi facessero delle domande sui miei abiti, o sulla Storia di Massenzio, o su determinati oggetti usati da noi, e ho letto l’entusiasmo e la genuina curiosità nei loro occhi, mi sono reso conto che davvero la Rievocazione Storica è quel qualcosa che mancava nella mia vita. Ora posso dirmi completo, e felice. Ho un lavoro, una casa, una moglie, due figli, e una passione travolgente. Davvero non posso chiedere di più.

05. Con il tuo Gruppo, i Protectores Domini Nostri, ti riproponi di riportare in vita la Guardia Personale di un Imperatore Romano tra la fine del III e gli inizi del IV secolo. Ho notato incredibili abilità artigianali e artistiche nella realizzazione degli equipaggiamenti e una maniacale attenzione alla veridicità storica…
Innanzitutto ci tengo a chiarire che per tutto questo anno io sono, orgogliosamente e devotamente, un socio del Gruppo Storico Romano. Provo nei confronti di questo gruppo ammirazione e gratitudine, senza di loro il mio progetto su Massenzio non avrebbe mai potuto prendere corpo. Non potrò mai sdebitarmi per il supporto che mi hanno dato e continuano a darmi, anche se proverò a ridurre il mio debito morale nei loro confronti mettendomi sempre a disposizione anche nei prossimi anni. Tuttavia, va detto che il Gruppo Storico Romano è focalizzato nella rappresentazione dell’epoca romana alto Imperiale, Neroniana e Adrianea, e questo loro focus va rispettato e protetto. In coerenza con tale principio, essendo invece il mio focus rievocativo proiettato due secoli più tardi, di comune accordo abbiamo ritenuto che sarebbe più logico e fruttuoso continuare a collaborare con stima e reciproca amicizia ma lasciando che io segua un mio personale progetto tardo imperiale, che per l’appunto prende il nome di Protectores Domini Nostri. Credo che la rappresentazione imperiale, la propaganda, l’espressione e la simbologia del potere, che si esplica attraverso la figura dell’Imperatore e del suo stretto entourage, sia un argomento molto importante e anche interessante per le persone. Certamente era un argomento centrale per i romani, e proprio a cavallo fra la fine del III secolo e gli inizi del IV questa simbologia comincia a cambiare, a cristallizzarsi, a strutturarsi in un modo che poi, sostanzialmente, resterà quasi inalterato nel mondo romano fino al 1453, con la caduta di Costantinopoli. Siamo molto appassionati e cerchiamo di fare le cose nel modo giusto e nel rispetto delle fonti archeologiche, letterarie e iconografiche. Per noi tutte e tre hanno pari dignità e si compensano e completano a vicenda. Certamente c’è sempre una percentuale di rischio quando si va a interpretare una fonte, e neanche quelle archeologiche sono completamente esenti dal rischio di cattive interpretazioni. Purtroppo l’agire del tempo è senza pietà, e ciò che ci arriva a livello di reperto archeologico è spesso insufficiente a farsi un’idea chiara e precisa. Tuttavia, laddove le fonti sono chiare e inconfondibili, è giusto seguirle in maniera netta. Questo è ciò che noi cerchiamo di fare, con l’ausilio di alcuni straordinari talenti artigianali con i quali non solo siamo in rapporto di collaborazione, ma anche di sincera amicizia. Alcuni di questi hanno anche deciso di abbracciare il mio progetto ed oggi fanno parte dei Protectores, la qual cosa mi onora in maniera particolare. Il mondo dell’artigianato in Italia oggi è in una crisi spaventosa. Il mondo industrializzato ha fatto perdere alle persone il senso del valore di un oggetto fatto a mano, con talento, maestria, tempo e fatica. Ma quell’oggetto, a differenza di quelli realizzati a macchina, ha un’anima. L’anima di chi lo ha concepito e realizzato. E quest’anima brilla di luce propria, quando poi questi oggetti vengono utilizzati. Speriamo con il nostro lavoro di portare l’attenzione anche su questo importante tema..

06. Progetti futuri… Come procederai nell’organizzazione del tuo Gruppo e quali studi e attività stai portando avanti o intendi iniziare nei prossimi mesi?
Colgo l’occasione datami dalla tua domanda per segnalare il primo appuntamento che ci vedrà tutti insieme sul campo: il grande evento Tardo Imperiale del Gruppo Storico Romano che si terrà il 25 ottobre presso la Villa di Massenzio. Speriamo davvero che la situazione sanitaria e le autorizzazioni da parte della Sovrintendenza ci consentano di portare a casa quello che, per molti di noi, sarebbe il primo grande evento rievocativo di questo travagliato 2020. L’evento affronterà attraverso varie edicole teatralizzate alcuni degli episodi più significativi della vita di Massenzio, ma con l’occasione offrirà anche uno spaccato sulla vita e i costumi del mondo Tardo Romano. Ci piacerebbe e ci auguriamo che anche le altre Associazioni nostre amiche dedicate alla rievocazione del mondo tardo imperiale vogliano leggere in questo evento l’opportunità per il nostro periodo di esprimersi in modo unitario e significativo, sarebbe un bel messaggio e un modo per riscattare questo anno sfortunato. Dal prossimo anno cercheremo poi di metterci a disposizione dei vari siti tardo imperiali sparsi per l’Italia e l’Europa. Penso ad Aquileia, Ravenna, Milano, città importanti quanto Roma per il periodo Tardo Romano. Penso a Carnuntum, a Malaga, a Nijmegen e tanti altri, dove abbiamo gruppi amici che rappresentano l’élite della rievocazione europea e con i quali sarebbe bellissimo poter fare finalmente qualcosa insieme. Ovviamente tutto dipenderà dall’evoluzione della crisi sanitaria, e dagli impegni familiari che, nel mio caso, con due gemellini da gestire, diventano particolarmente incombenti. Il mio sogno è quello di poter coniugare la mia passione per la Rievocazione con le avventure che voglio regalare alla famiglia. Sarebbe bello poter far girare i miei figli per tutta Europa, vederli crescere a contatto con questo mondo così bello e pieno di passione ed entusiasmo, far sì che la mia passione diventi anche il loro divertimento. E permettimi di salutarti con un particolare ringraziamento rivolto a tutti i ragazzi che hanno scelto di seguirmi, e che mi onorano con il loro grande impegno. Io vorrei che il nostro gruppo non fosse mai un club esclusivo, ma fosse pronto ad aprirsi in lungo e in largo in tutta Italia alle persone interessate ad ampliare e migliorare questa scena che abbiamo in mente. Creare una grande Corte Romana Tardo Imperiale in Italia. Ce la possiamo fare. E ringrazio anche quei gruppi amici che hanno risposto al mio appello non con l’ostilità o la diffidenza, ma con curiosità e fiducia. Saprò ripagarli, lo prometto.

Per approfondire
Immagini e fotografie
- Immagini e fotografie sono pubblicate per gentile concessione di Marco Cecini. Tutti i diritti riservati.

Data di pubblicazione articolo: 27 Settembre 2020
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