La Tomba Francois di Vulci e Servio Tullio "Mastarna" - Il Sapere Storico. De Historia commentarii

Il Sapere Storico
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La Tomba François di Vulci, le Origini di Roma in un affresco...

Un antico sepolcro con un ciclo pittorico unico, capolavoro assoluto dell'arte funeraria etrusca. La Tomba François della Necropoli di Ponte Rotto a Vulci è una delle più grandi testimonianze artistiche della Civiltà Etrusca...
Articolo a cura di Andrea Contorni
La Tomba François risalente al 340-330 a.C. apparteneva alla potente famiglia etrusca dei Saties di Vulci. Fu scoperta nel 1857 dall'archeologo e Commissario regio di Guerra e Marina del Granducato di Toscana, Alessandro François a cui fu intitolata. Si trova nella Necropoli di Ponte Rotto a Vulci (Viterbo). Per via dello straordinario ciclo pittorico, (temi troiani e temi eroici all'interno di un contesto volutamente anti-romano), che la caratterizza è considerata tra i più importanti monumenti etruschi al mondo. I Saties, ricchissima famiglia gentilizia etrusca di Vulci commissionarono un grandioso sepolcro monumentale; il dromos di accesso è imponente con i suoi 31,5 metri di lunghezza, lungo i quali si aprono tre camere secondarie e una edicola funeraria. Si giunge nell'ambiente principale, una struttura a T rovesciata dai cui lati si accede a ben sette camere. Questi ambienti sono tutti a pianta trapezoidale tranne la stanza VII che è rettangolare. Stupende anche le strutture dei soffitti a spiovente con "columen" in rilievo. La stanza III che presenta invece un soffitto a cassettoni con il volto di Charun (Caronte) collocato al suo centro. Gli affreschi riguardano fatti noti della mitologia greca con una sorta di contrapposizione con avvenimenti della storia locale. Ad esempio nella stanza III troviamo il sacrificio dei prigionieri troiani perpetrato da Achille in onore di Patroclo e la scena "famosa" della lotta tra i condottieri etruschi tra cui Mastarna, i fratelli Vibenna e "sodales" vari. La Tomba François è un capolavoro assoluto, massima espressione dell'arte decorativa e del talento architettonico del tempo. Un patrimonio inestimabile i cui affreschi originali furono distaccati nel 1863, a pochi anni dalla scoperta, per essere conservati a Roma, prima nel Museo Torlonia di via della Lungara e infine trasferiti a Villa Albani. Ad oggi solo gli studiosi possono accedere con facilità agli affreschi quando sarebbe desiderio comune che l'importante ciclo pittorico possa tornare in mostra nella sua sede originale. Una querelle tuttora in corso almeno stando all'ultimo articolo in merito, apparso su Adnkronos nel 2017.
Il Sapere Storico - Sacrificio di prigionieri troiani
Nell'affresco suddetto (stanza III della Tomba François), possiamo ammirare una scena che raffigura il sacrificio dei prigionieri troiani. Achille che affonda la spada nel collo di un povero malcapitato è raffigurato tra Vanth, divinità etrusca femminile alata degli Inferi e Charun, uno psicopompo del mondo sotterraneo col compito di "accompagnare" i defunti nel loro ultimo viaggio verso l'Oltretomba. Charun può essere assimilato al Caronte ellenico ma sussistono differenze importanti tra le due figure mitologiche. Caronte era il traghettatore alla guida della barca che trasportava le anime dei morti attraverso l'Acheronte (secondo Pausania, lo Stige secondo Virgilio nell'Eneide), un ramo dello Stige, il principale fiume che scorreva nel mondo sotterraneo. Charun invece si muoveva a piedi, a cavallo o su un carro. Egli non solo scortava i defunti verso la meta finale ma doveva "strapparli" al saluto dei loro cari. Di Caronte possiamo leggere la descrizione di Virgilio nell'Enedie: «Caronte custodisce queste acque e il fiume e, orrendo nocchiero, a cui una larga canizie invade il mento, si sbarrano gli occhi di fiamma, sordido pende dagli omeri il mantello annodato.» Per quanto riguarda il demone etrusco abbiamo diverse rappresentazioni nelle tombe etrusche: Charun si presenta con barba nera, naso adunco e orecchie a punta. Ha un colore di pelle bluastro e tra le mani tiene un grosso martello, il suo simbolo religioso.
Il Sapere Storico - Macstrna libera Caele Vipinas (estrema sinistra) e combattimento
L'affresco che osserviamo subito sopra (stanza III), in una ricostruzione, è probabilmente il più conosciuto dell'intero ciclo pittorico della Tomba Francois di Vulci. Rappresenta la liberazione del condottiero etrusco Celio Vibenna (Caile Vipinas). La pittura nasconde un affascinante mistero. Analizziamola nel dettaglio: Caile Vipinas a sinistra viene liberato dalle corde da una tale Macstrna. A seguire Larth Ulthes uccide Laris Papathnas Velznach, Pesna Aremsnas Sveamach viene ucciso da Rasce, Plsachs è, invece, ucciso da Aule Vipienas. Infine Marce Camitlnas minaccia Cnaeve Tarchunies Rumach. Tutto ciò si riferisce al "periodo dei condottieri" (VI-V secolo a.C.), una fase storica nella quale diversi "duces" etruschi compirono spedizioni di conquista in Etruria e nel Lazio. A noi interessa quel tal Macstrna che la tradizione identifica in Servio Tullio, sesto re di Roma dal 578 al 539 a.C. Fu l'imperatore Claudio, grande studioso di cultura etrusca, a svelare l'arcano in un famoso discorso, (riportato nelle tavole di bronzo di Lione), nel quale ribadiva la tendenza romana nell'accogliere gli stranieri tra le propria mura. Mastarna, alias Servio Tullio sarebbe stato un sodale del condottiero Celio Vibenna. Il gruppo suddetto avrebbe preso dimora sul Monte Celio a Roma. Dopo alterne e sanguinose vicende, Mastarna avrebbe assunto il potere sulle comunità circostanti, cambiando il suo nome nel latino "Servio Tullio".

Bibliografia e sitografia.
  • "Origini e storia primitiva di Roma", Massimo Pallottino, Rusconi (1993).
  • "La grande Roma dei Tarquini", catalogo di mostra, L'Erma di Bretschneider (1990).
  • www.canino.info, approfondimento sulla Tomba Francois: .
Il Sapere Storico - Ricostruzione della posizione originaria degli affreschi nella sala centrale della tomba
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