Il Sarcofago degli Sposi dalla Banditaccia

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Il Sarcofago degli Sposi dalla Banditaccia

Il Sapere Storico. De Historia commentarii
Pubblicato da Andrea Contorni in Etruscologia · 7 Luglio 2022
Tags: EtruschiCerveteriNecropoliBanditaccia
Il Sarcofago degli Sposi dal Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia.

La Necropoli della Banditaccia ci ha restituito nel 1881 uno dei massimi capolavori dell’arte funeraria etrusca: il Sarcofago degli Sposi, datato tra il 530 e il 520 a.C. La tomba in cui era collocato era stata depredata e dell’opera ne rimanevano circa 400 frammenti. Furono acquistati dal fondatore del Museo nazionale etrusco di Villa Giulia di Roma, Felice Barnabei, che provvide al restauro.

Il sarcofago (cm 199x70x141), in terracotta, è costituito da una cassa a forma di letto da convito (“kline”) e da un coperchio con la rappresentazione di una coppia di sposi semidistesa a banchetto secondo la moda orientale. L’uomo cinge con dolcezza la propria metà. Entrambe le figure tenevano nelle mani oggetti da mensa, non conservati. Il sarcofago è in realtà un’urna cineraria destinata a raccogliere i resti dei due defunti.
La rappresentazione della scena conviviale riprendeva un tema piuttosto comune nei monumenti funerari del periodo. Testimoniava da un lato uno dei momenti più importanti della vita aristocratica etrusca, il banchetto appunto, dall’altro esaltava il rango e la ricchezza della famiglia che era stata in grado di commissionare un’opera di tal fatta.

La scultura fu modellata in un unico momento, poi tagliata in due metà per evitare danni durante la cottura. Era ravvivata da colori dei quali restano minime tracce. L’artista concentrò il suo massimo sforzo nella realizzazione delle teste degli sposi, nella resa degli ovali del viso e delle capigliature. Nell’opera sono chiare le influenze dell’arte greca soprattutto nella resa dei volti dei defunti che richiamano la statuaria arcaica. La corrente artistica è quella ionica, dominante nell’Etruria del VI secolo a.C., importata nella penisola italica da artigiani provenienti dalle colonie elleniche in Asia Minore.

Possiamo infatti ammirare il cosiddetto “sorriso arcaico” che era appunto una caratteristica tecnica della scultura greca antica. Seppur tale “espressione” non era realizzata dall’artista per rappresentare dei sentimenti ma per donare dimensionalità ai volti, è indubbio che, riferita ai nostri coniugi, dona all’incantato visitatore un senso di serenità e di compostezza.

Il prezioso sarcofago apre una finestra sulla Civiltà Etrusca nella quale la donna godeva di rispetto e considerazione. La coppia sembra dunque continuare nell’Oltretomba il momento di gioia e di unione rappresentato dal banchetto, nell’abbraccio eterno di un uomo e di una donna vissuti oltre 2000 anni fa. L’opera è conservata nel Museo nazionale etrusco di Villa Giulia a Roma. Un sarcofago simile si trova al Louvre di Parigi in Francia.

Nel 2016 il Sarcofago degli Sposi è “ritornato” a Cerveteri seppur nella forma di una perfetta copia dall’originale a firma dell’artista Giorgetto Giugiaro. L’opera, esposta in un’area della Banditaccia, dona ancora più lustro a un parco archeologico, riconosciuto Patrimonio dell’umanità dall’Unesco nel 2004.


Note e bibliografia:
- Fotografia tratta da Wikimedia con la licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale.



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