Hanunia e Larthia, le donne Seianti

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Hanunia e Larthia, le donne Seianti

Il Sapere Storico. De Historia commentarii
Pubblicato da Andrea Contorni in Etruscologia · 13 Gennaio 2024
Tags: EtruschiTomba
Hanunia e Larthia, da Chiusi i sarcofagi delle donne Seianti
Capolavori assoluti dell'arte funeraria etrusca, i due sarcofagi delle Seianti testimoniano anche la condizione della donna nella società etrusca...
A cura di Andrea Contorni

Sarcofago di Seianti Hanunia Tlesnasa

Proporre queste splendide opere d'arte etrusche è stata l'occasione per trattare una brevissima disamina della condizione della donna nella società etrusca, molto diversa dallo status femminile nella Civiltà Greca con qualche eccezione del caso. Hanunia e Larthia, così come la splendida donna che accompagna il suo consorte nel Sarcofago degli Sposi, conservato presso il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, rappresentano una delle peculiarità della straordinaria Civiltà Etrusca che non ha mai finito, in questi anni, di stupirmi...

Teopompo detto "maldicenza" era uno storico greco vissuto tra il 404 e il 320 a.C. Moralista all'ennesima potenza, nelle sue opere era solito accusare gli altri di depravazione. E trattando gli Etruschi, se la prese con le loro donne. A sua detta si concedevano talmente a tanti uomini da non sapere neppure chi fossero i padri dei loro figli. Si ubriacavano e non solo condividevano la mensa col proprio marito ma anche con altri signori. Simile accusa la ritroviamo in Aristotele. Timeo aggiunse che gli Etruschi amavano farsi servire da schiavi nudi. E il romano Plauto considerava le etrusche delle prostitute a caccia di dote.

Sarcofago di Larthia Seianti

Evidentemente per questi autori, appartenenti ad altre civiltà dell'antichità, la condizione della donna nella società etrusca era incomprensibile. Infatti la donna etrusca di buona estrazione sociale, al contrario di quella greca, non era sottomessa al marito e non viveva la sua esistenza chiusa in casa a tessere la tela. Vestiva come voleva, partecipava ai banchetti conviviali e alle cerimonie pubbliche. Assisteva agli spettacoli e ai giochi sportivi. Era attiva nella vita pubblica, dotata di un proprio nome e di un cognome che poteva trasmettere ai figli. Era titolare di atti di compravendita e di successione ereditaria. Poteva possedere un'attività, oltre a essere la regina della casa. Da morta poteva avere il suo sarcofago.

Pettinata alla moda, ingioiellata e ben vestita, la donna etrusca viveva con armonia e gaiezza la sua esistenza. Le camere sepolcrali di Tarquinia con le loro pitture ne sono un esempio: uomini e donne sdraiati insieme sui triclini, festeggiano gioiosi, circondati da indaffarati servi. Osserviamo i sarcofagi delle donne Seianti, provenienti da Chiusi e considerati capolavori assoluti dell'arte plastica etrusca. Due donne di ricca famiglia, forse sorelle, Hanunia e Larthia, sono ritratte distese, nell'atto di scostarsi il velo dalla testa. In mano tengono entrambe uno specchio a evidenziare quanto tenessero alla loro bellezza. La resa delle vesti è incredibile con sinuosi quanto complicati panneggi. Le due donne mostrano fiere i gioielli (orecchini, collana, diadema, armilla), simbolo del loro status.
I sarcofagi delle donne Seianti, databili al 150-130 a.C., sono in terracotta policromata e provengono entrambi da Chiusi, in provincia di Siena...

Il sarcofago di Hanunia Tlesnasa Seianti è conservato al British Museum di Londra mentre quello di Larthia Seianti si trova al Museo archeologico nazionale di Firenze. Entrambi contengono iscrizioni che hanno permesso di indentificare l'appartenenza alle due donne chiusine. I volti delle protagoniste sono idealizzati secondo le tendenze artistiche classicheggianti, come era consuetudine nell'arte etrusca. I ritratti delle Seianti pertanto non possono essere considerati realistici.

Le esternazioni degli autori greci e romani, scandalizzati dalle differenze tra la loro concezione delle donne nella società e quella degli Etruschi, vanno ovviamente tralasciate. Nella società Etrusca la donna era libera, indipendente ed emancipata. Una libertà sconosciuta in altre civiltà dell'antichità che subì dei ridimensionamenti quando gli Etruschi conobbero Roma.

Bibliografia e note:
  • "Etruschi" di Reymond Bloch, 1972.
  • "La donna etrusca", articolo di F. Giannini e I. Baratta da "Finestre sull'Arte".
  • Per le fotografie, Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo 3.0 Unported da Wikimedia. Per Hanunia Seianti. Per Larthia Seianti.



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