Massimiliano Colombo - Il Sapere Storico. De Historia commentarii

Il Sapere Storico
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Incontro con lo scrittore Massimiliano Colombo...

Una carriera quasi ventennale per uno dei migliori scrittori italiani di romanzi storici. Massimiliano Colombo è autore di libri di successo quali, L'Aquila della Decima Legione, Stirpe di Eroi e Centurio.
Articolo a cura di Andrea Contorni
Il Sapere Storico - Massimiliano Colombo, scrittore
Massimiliano Colombo

Nato a Bergamo nel 1966, vive a Como dove da anni coltiva con entusiasmo la sua innata passione per gli eserciti del passato. Nel 1988 serve nella Brigata Folgore - 2° Btg. Paracadutisti Tarquinia, un’esperienza di vita che ne tempra il carattere e rafforza la sua già grande ammirazione per chi, nelle mutevoli stagioni della storia, indossa un’uniforme. Nel 1993 visita una mostra di figurini militari che lo introduce alla scoperta non solo della propria attitudine alla pittura, ma anche nello straordinario mondo di cultori ed esperti di Storia. Partecipa a concorsi internazionali e collabora con alcune riviste del settore italiano ed estero. Nel 2003 si imbatte in una specialistica versione del "De Bello Gallico". Da quelle righe nasce uno slancio, una fervida ispirazione, un moto dell’animo che diviene sfida e al tempo stesso desiderio di fermare il tempo e di scrivere. Nel dicembre 2005 pubblica la sua prima opera: "L’Aquilifero" per la Nuovi Autori di Milano. Piemme nel 2009 ne acquista i diritti e ripubblica il libro nell’autunno del 2010 con il titolo: "La legione degli immortali", al quale segue, nel 2011 "Il vessillo di Porpora" e nel 2012 "Draco, l’ombra dell’Imperatore". Nel 2013 la casa editrice Ediciones B, acquista i diritti dei suoi libri per il mercato mondiale di lingua spagnola e nel 2014, il successo di pubblico e critica de "La legión de los inmortales" lo consacra in Spagna e Sud America come una delle voci più interessanti del panorama europeo del romanzo storico. Nello stesso anno  esce, sempre per il mercato spagnolo, "El estandarte púrpura" e nel 2015 "Draco, la sombra dell’Emperador". Nel 2016, sempre in Spagna, Ediciones B si accaparra i diritti dell’attesissimo prequel de "La Legione degli immortali": "Centurio"  che pubblica in autunno e che arriva in Italia l’anno successivo con un nuovo e dinamico editore: Newton Compton. Nel luglio 2018 Ediciones B acquisita dal Gruppo Editoriale Penguin Random House, pubblica  "Devotio" in Spagna e Sud America e ne cede i diritti per la lingua italiana a Newton Compton che a ottobre dello stesso anno pubblica il libro con il titolo di "Stirpe di Eroi". Il sodalizio tra l’autore e la sua nuova casa editrice viene consolidato dall’acquisto da parte di quest’ultima dei diritti de "L’Aquilifero", del quale Colombo ha riscritto un’edizione rivista e corretta in occasione dei quindici anni dalla stesura iniziale. Nasce così nel maggio del 2019 "L’Aquila della Decima Legione", un libro destinato ad emozionare nuovamente migliaia di lettori. E il sogno continua insieme al costante lavoro di ricerca e di scrittura...

Cinque domande

01. Massimiliano, noi ci siamo conosciuti nel 2010 all'indomani dell'uscita  de "La Legione degli Immortali", un romanzo che reputo tra i migliori  che abbia mai letto per la forza emotiva dirompente che lo  contraddistingue. In quasi dieci anni, di strada ne hai fatta, tanto da  essere ad oggi considerato tra i migliori scrittori italiani di genere.  Considerando che il tuo primissimo romanzo "L'Aquilifero" uscì nel 2005,  tu hai alle spalle quindici anni di carriera da scrittore. Vuoi trarmi  un bilancio di questa fantastica esperienza? E, anno dopo anno e romanzo  dopo romanzo, come fai a rinnovarti ogni volta per concepire opere  sempre così impeccabili e intense?

Quando  entro in una libreria e mi guardo intorno mi chiedo sempre come sia  possibile essere notato in mezzo a quelle centinaia di volumi. Eppure da  qualche parte in uno di quegli scaffali trovo uno dei miei lavori e  allora mi torna in mente il lunghissimo percorso che ha portato quel  libro li. La scelta della storia, lo studio dei personaggi,  l’impostazione della trama e soprattutto, il tempo per scrivere quelle  quattrocentocinquanta pagine. La grande difficoltà per me è  principalmente quella: il tempo. Io sono pieno di idee e di entusiasmo  ma le mie giornate scorrono con dei ritmi tali da consumare energie e  creatività. Io purtroppo non scrivo quando ho il giusto trasporto per  farlo o sono nel momento migliore della giornata per pensare e creare,  io in quei momenti sono al lavoro, ed è un lavoro che richiede  attenzione e responsabilità. Per scrivere, ho dovuto imparare a  utilizzare il tempo restante, io scrivo in treno e nelle pause pranzo  nei bar e qualche volta la sera, se non sono troppo stanco per rubare  qualche ora di sonno. E  fino a questo punto tutto quello che ho fatto ha anche un sapore  poetico, quasi eroico. Mi ritrovo con un libro in mano  che racchiude  due anni di passione, ma la passione non basta perché il libro deve  diventare un prodotto da vendere e l’editore farà questa trasformazione a  modo suo, intervenendo sui testi, sul titolo che hai pensato per la tua  creazione, sull’immagine che avevi in mente per la copertina. Lo fa  adeguandolo alla richiesta di un mercato sempre più povero, cercando di  allinearlo a tutti gli altri prodotti perché alla fine, la tua opera  deve garantire dei numeri. Numeri che possono cambiare a causa di tanti  fattori, indipendenti dalla qualità del tuo scritto, ti basti pensare  che il libro che più ho amato, quello da cui mi aspettavo tantissimo, è  stato quello che ha venduto di meno e che ha fatto finire il mio  rapporto con Piemme. Si  potrebbero riassumere quindi in questo modo così questi quindici anni,  un percorso puntellato di tante soddisfazioni e difficoltà al tempo  stesso. Sono contento, perché la mia tenacia è stata incrollabile,  nonostante i periodi bui e i tanti entusiasmi smorzati. Sono ad un punto  nel quale non avrei mai pensato di arrivare nel 2001, quando ho  iniziato a scrivere, ma allo stesso tempo, visto l’impegno e la qualità  del lavoro e i consensi ricevuti dai miei lettori, sento di poter andare  oltre e confrontarmi con altri mercati. Questo è il mio grande sogno ed  è per questo motivo che, ogni volta che finisco un lavoro, sono spinto a  cominciarne un altro che cerca di essere ancora più bello di quello  precedente.

02.  Sono rimasto molto colpito dalla storia che ha coinvolto a distanza di  tanti anni il tuo primo romanzo, "L'Aquilifero", pubblicato poi come "La  Legione degli Immortali", messo fuori catalogo nel 2016 e ritornato  alla ribalta come "L'Aquila della Decima Legione". Mi verrebbe da  pensare che il romanzo sia tosto e tenace come chi l'ha scritto e come i  personaggi che ne sono i protagonisti... ma la domanda che ti faccio è  questa, in cosa differiscono le versioni pubblicate e soprattutto, cosa  hai provato nel riprendere in mano questo tuo primo scritto?

"L’Aquilifero"  è stato scritto in due anni, dal 2001 al 2003, e ce ne sono voluti  altrettanti per trovare qualcuno che lo pubblicasse. La primissima  edizione del libro è uscita con una tiratura di duemila copie nel  dicembre 2005 per la Nuovi Autori di Milano, una casa editrice "a  pagamento" per scrittori esordienti. Nessun editore convenzionale  infatti aveva voluto il mio lavoro e io ho avuto la fortuna di trovare  un mecenate che si innamorò del libro al punto tale di pagarne la  sponsorizzazione tramite un istituto bancario. Certo non è stato un  grande esordio letterario, sapevo di essere l’autore di un’opera  sponsorizzata, ma quello che pensavo fosse un punto di arrivo, si rivelò  essere l’inizio di una serie avvenimenti che avrebbero cambiato la mia  vita. L’Aqulifero  del 2005 è quindi lo scritto originale, così come l’ho buttato giù io  con tutta la mia passione, i miei errori, la mia inesperienza. Eppure ha  colpito e conquistato perché uno dei suoi lettori mi presentò a Piemme  che nel 2010 lo ripubblicò con il titolo de “La Legione degli immortali.  Un mio caro amico fece un primo editing del libro prima di passarlo al  nuovo editore che a sua volta ne fece un secondo. Il libro uscì in  Italia nel 2010 ed esaurì le sue copie della versione con copertina  rigida, entrò nella collana bestseller e venne tradotto in spagnolo nel  2014 facendo tre edizioni in tre mesi. Nel  2015, in occasione del decimo anniversario dell’uscita del libro ne riprendo i diritti e mi viene in mente l’idea di scriverne una  versione particolare da vendere online tramite il web in vista  dell’imminente cancellazione dal catalogo dell’editore. Ritrovo  in una vecchia cartella del mio portatile il file originale e ne  rileggo le prime righe incontrando una parte di me che avevo  dimenticato. Mi rendo conto di quanto sia cambiato il modo di scrivere  nei dodici anni e mezzo che mi separano da quelle righe. Comincio a  cambiare qualche parola e sostituisco paragrafi descrittivi con discorsi  diretti per fare sentire il lettore presente nella vicenda. Mi diverto  poi a inserire qualche passo di Centurio, il prequel del libro nato  dieci anni dopo. Nonostante  questi cambiamenti, mi rendo conto che la forza di quel libro é sempre  la stessa. È davvero un racconto pieno di grandezza con una trama che  non va assolutamente toccata. Mi ritrovo a commuovermi ancora una volta  con Lucio, Valerio, Emilio e Gwynith, proprio come nel 2001. Quando  chiudo l’ultima pagina ho un groppo in gola. Per l’ennesima volta mi é  dispiaciuto aver finito quel racconto, per l’ennesima volta "L’Aquilifero"  mi ha conquistato e vinto. Questo libro, per una serie di circostanze è  rimasto in un cassetto ed è uscito a maggio del 2019 con il titolo de "L’aquila della Decima" per Newton Compton. Gli interventi di editing  sul testo sono praticamente inesistenti, la copertina è la mia, il  titolo… beh quello è sempre lo stesso per me: "L’Aquilifero".

03.  È tendenza degli ultimi anni una sorta di riscoperta della Storia di  Roma delle Origini e della prima epoca Repubblicana, capitoli che per troppo tempo, probabilmente, hanno ceduto il passo alle successive fasi della storia romana. "Stirpe  di Eroi" è un romanzo che mi ha commosso. Il destino dell'Urbe si  unisce al destino di un uomo in quello che viene considerato uno scontro  di sopravvivenza tra nazioni...

"Stirpe  di eroi" nasce per raccontare un momento cruciale della storia della  nostra Penisola avvenuto nel 295 AC. A quel tempo Roma aveva una forma  di governo all’avanguardia rispetto alle altre popolazioni italiche ma  altro non era che una delle tante città agguerrite in lotta per la  sopravvivenza. A causa delle sue mire espansionistiche subì l’attacco di  quattro popoli alleati tra loro che provarono ad annientarla. La città  affrontò unita quel momento drammatico eleggendo due consoli di  straordinaria forza: Quinto Fabio Massimo Rulliano e Publio Decio Mure  che trascinarono gli eserciti nemici alla battaglia del Sentino, dove i  romani diedero una lezione così pesante agli avversari che la coalizione  sconfitta non venne mai più ripristinata. A seguito della battaglia del  Sentino i Romani raggiunsero l’Adriatico ed  ebbero la strada aperta  per la Pianura Padana. Questo  libro è stato un viaggio meraviglioso nella Roma degli inizi della  Repubblica dove i cittadini vivono per la loro città, ne frequentano i  luoghi, si riuniscono per il censimento e tessono continue relazioni con  i loro pari, lavorando, creando ricchezza, arruolandosi e combattendo  per la libertà. La Repubblica degli inizi plasma un modello di uomo  unico al mondo che fa dell’onore la sua cultura. Tutto  questo scomparirà quando i confini si allontaneranno e gli imperatori  trasformeranno i liberi cittadini in sudditi. Le legioni professioniste  assicureranno protezione alla città riempiendosi di soldati greci,  germani e galli. Il Campo di Marte non vedrà più riunirsi i cittadini  per il voto, le stagioni non porteranno più l’alternanza tra lavoro,  famiglia e guerra, il romano non sarà più soldato, non sarà più  cittadino, vivrà in Africa o in Britannia come spettatore della potenza  dell’impero. Il  periodo mi ha talmente affascinato che ho già in mente qualcosa di  ancora antecedente per raccontare di come Roma sopravvisse al sacco di  Brenno. Ci vorranno anni però perché sto già scrivendo altri due libri.

04. "Centurio" è il prequel de "La Legione degli Immortali". Ritroviamo  Caio Emilio Rufo, già conosciuto dai tuoi lettori, collegamento tra i  due romanzi in questione. "Centurio" insegna a non arrendersi, a non  piangersi addosso... Il messaggio interno a questo romanzo è molto forte  come lo era quello contenuto ne "La Legione degli Immortali". È stato  difficile per te  narrare andando a ritroso nel tempo da quanto avevi  già narrato sia per quanto riguarda gli aspetti tecnici che soprattutto  l'evoluzione morale dei personaggi? Le sfide e i dilemmi interiori che  affrontano i tuoi personaggi in quella determinata epoca, possono essere  rapportati ai giorni nostri?

"Centurio"  nasce per raccontare le vicende di Quinto Sertorio, una delle figure  più controverse e discusse dalla storia di Roma. L’intramontabile  Teodoro Mommsen, nella sua "Storia di Roma", parla di lui come uno dei  più grandi uomini, forse il più grande, che Roma abbia mai prodotto.  L’idea di inserire Gaio Emilio Rufo nel libro e farlo diventare un  prequel arriva dopo aver appreso da Plutarco che, a guerra conclusa,  Pompeo decise di graziare tutti i soldati semplici dell’esercito  sconfitto e alcuni mercenari ispanici, insediando parte di loro in  Gallia nell’attuale Alta Garonna. Si ha notizia di unità di questo tipo  ancora attive nella prima metà degli anni cinquanta a.C., in piena  Campagna di Gallia di Cesare. Da  questo particolare ho immaginato che una giovane recluta dell’esercito  di Sertorio, potesse poi essere inquadrato successivamente nelle unità  utilizzate da Cesare nella Campagna di Gallia e io avevo un personaggio  d’eccezione da inserire nella storia: Gaio Emilio Rufo, stereotipo di un  ragazzo puro ed eroico dallo spiccato senso del dovere e dell’onore che  sarebbe poi diventato il famoso centurione primipilo de "L’Aquilifero o  Legione degli immortali o Aquila della Decima Legione". Non è stato per  niente difficile andare a ritroso e inserire in Centurio alcuni dei  personaggi che poi si ritrovano nel sequel, anzi è stato divertente.

Non  so se i dilemmi affrontati da Rufo in Centurio possano essere  rapportati alla nostra epoca, lui agisce in uno scenario che per noi  sarebbe agghiacciante e duemila anni di evoluzione ci separano dalla  mentalità dei nostri antenati romani ma posso dirvi però che Gaio Emilio  Rufo è molto moderno perché rispecchia una persona reale che conosco  molto bene e che ho avuto l’onore di servire sotto le armi durante la  mia permanenze nella brigata Folgore. Gaio Aemilio Rufo è Emilio  Bertocchi, era il mio comandante di plotone di assaltatori paracadutisti   ed era esattamente come l’ho descritto.

05.  Tu sei "ritornato" sul mercato italiano con una nuova e importante casa  editrice dopo aver mietuto successi in tutto il mondo. Per il futuro,  il tuo impegno di scrittore verterà maggiormente al mercato estero o a  quello italiano?

Ogni  mio libro parla di Roma in contrapposizione ai suoi antagonisti. Questi  antagonisti non sono scelti a caso ma sono possibili mercati esteri da  interessare. Da quindici anni cerco di emozionare le persone con le mie  storie e da quindici anni sono alla ricerca del "libro" che mi faccia  fare un ulteriore salto di qualità. Quando ricevo messaggi dal Cile, dal  Perù o dall’Argentina ancora non mi capacito di come possa essere stato  possibile. Nessuno voleva "L’Aquilifero", eppure quel libro ha  attraversato l’oceano ed è arrivato nel cuore di molti anche in America  Latina. Se il libro è arrivato li, perché non deve arrivare a Londra, Berlino o Parigi? Purtroppo i mercati stranieri, soprattutto quelli di lingua inglese non sono per nulla esterofili come il nostro e non è semplice accedervi. Per quanto possa impegnarmi occorre trovare un editore estero che voglia pubblicare un mio libro, proprio come è successo per la Spagna. Quello che è importante, è che io faccia bene nel mio paese, perché la prima cosa che guarderà un possibile nuovo editore estero saranno i miei numeri, non le mie storie, questa è la cruda realtà delle cose. È proprio vera la massima che dice che il libro lo scrive per metà lo scrittore e per l’altra metà il lettore. Quindi, sta a a voi...

Per approfondire

Data di pubblicazione articolo: 04 Dicembre 2019
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