Articolo a cura di Ivan La Cioppa con la prefazione di Andrea Contorni
Una stele è una lastra oblunga in marmo o in pietra ornata di decorazioni, bassorilievi e soprattutto iscrizioni. Il suo uso commemorativo nell'arte funeraria trovò diffusione in quasi tutte le culture dell'antichità. Le stele funerarie costituiscono una straordinaria fonte epigrafica. Nell'ambito romano, esse ci narrano circa le esistenze di coloro alle quali furono dedicate. Lo scrittore e artista nel campo delle miniature, Ivan La Cioppa (intervista sul Canale YouTube de "Il Sapere Storico"), autore di romanzi di successo quali "La legione venuta dal mare" e "Una legione per Traiano. La scelta di Nerva", si è dedicato allo studio delle iscrizioni funerarie degli antichi legionari romani. Egli ha così ripercorso le vite di diversi soldati: in questo articolo approfondiremo la figura di Tito Valerio Pudens, legionario della II Adiutrix Pia Fidelis.
Titus Valerius Pudens, legionario di marina, dalla Pannonia alla Britannia
La stele contiene un'iscrizione abbastanza leggibile, integrata dal lavoro degli epigrafisti.
T(itus) Valerius T(iti) f(ilius) / Cla(udia) Pudens Sav(aria) / mil(es) leg(ionis) II A(diutricis) P(iae) F(idelis) / c(enturia) Dossenni / Proculi a(nnorum) XXX / aera [V]I h(eres) d(e) s(uo) p(osuit) / h(ic) s(itus) e(st)
Tito Valerio Pudens, figlio di Tito, della tribù Claudia, di Savaria, legionario della II Legione «Adiutrix Pia Fidelis», del secolo di Dosennio Proculo, visse 30 anni, prestò servizio 6 anni, il suo erede lo istituì, giace qui.
Molte sono le informazioni che scopriamo. Tito era originario della città di Savaria, grande centro della Pannonia superiore ma lui, probabilmente, non era di stirpe barbara. Doveva essere di origine italica e titolare di cittadinanza romana, requisito fondamentale per arruolarsi in una legione. Magari la sua famiglia si era stabilita in quel centro al seguito dei coloni inviati dall'imperatore Claudio nel 43 d.C.. Tito si arruolò a ventiquattro anni, età piuttosto avanzata per entrare a far parte di una legione; ciò potrebbe indurci a pensare che il giovane avesse optato per questa scelta probabilmente spinto da motivi di necessità. Prestò servizio nella centuria di Dossenio Proculo: l'inserimento di questa notizia ci fa pensare che, in generale, le centurie fossero indicate solo formalmente con un numero mentre nei fatti venivano identificate col nome del centurione in comando, ruolo fondamentale nella gerarchia militare. Oltretutto, questo dato dimostra anche l'attaccamento dei legionari alla centuria come unità base della legione con molti servizi in comune, come il deposito della paga e un fondo funebre.
Purtroppo, dopo sei anni dall'arruolamento il povero Tito morì. Questo ci porta a conoscenza della caducità della vita nell'esercito romano e ancor di più in Britannia. La stele è stata ritrovata, infatti, nella città di Lincoln dove una volta sorgeva la romana Lindum. Il ritrovamento è una delle prove che la «Legio II Adiutrix» era insediata proprio in quella città. Probabilmente, l'anno della morte del legionario è il 76/77 d.C. perché altre fonti attestano la II «Adiutrix» a Lindum dal 71. Verso la fine dello stesso decennio si ebbe il suo trasferimento presso Deva, dove ne costruì la fortezza. Tutto questo ci porta a una considerazione curiosa. Tito si era arruolato lo stesso anno o il successivo dalla costituzione della legione e fra le sue fila aveva affrontato le campagne iniziali come la sanguinosa rivolta Batava. Alla fine dell'iscrizione vi è citato l'erede anonimo che ha fatto scolpire il cippo funerario. In genere, i legionari nominavano eredi i familiari ma a volte i propri commilitoni con i quali si instaurava un rapporto molto stretto di fratellanza.
Al di là dell'iscrizione, la stele ha altri elementi che integrano la nostra indagine. Sul timpano vediamo scolpiti due delfini e un tridente, tipici simboli associati a Nettuno. Ciò non deve meravigliare perché la «Legio II Adiutrix» era stata formata con i marinai della «Classis Praetoria Ravennatis» e aveva conservato le sue origini marinare come legione di marina, insieme alla «I Adiutrix». Questo nuovo dato ci porta alla formulazione di un'altra ipotesi sul suo arruolamento tardo. Tito non era entrato nell'esercito per necessità in età avanzata ma poteva essere uno dei marinai della Flotta di Ravenna che avevano formato la «Legio II Adiutrix». Il fatto che non riporti sulla stele il suo precedente servizio nella marina può essere spiegato con la bassa reputazione che questa godeva rispetto alla legione e la volontà di non rendere noto questo precedente servizio. Infine, nella parte inferiore della stele, campeggia il bassorilievo di un'ascia. Questo è un simbolo ricorrente in molti monumenti funebri militari, soprattutto nella parte occidentale dell'Impero. Il suo significato non è del tutto chiaro ma una tesi accreditata afferma che l'ascia rappresenti la forza del guerriero; infatti questa era l'arma tipica presso i popoli indoeuropei. Collegato a questo significato e a quello di oggetto usato per edificare, l’ascia assumerebbe la funzione di sigillo di inviolabilità della tomba. La stele di Tito Valerio Pudens è conservata al British Museum di Londra.
Bibliografia essenziale e immagini
- "Storie naturali", Plinio il Vecchio. Biblioteca BUR - Rizzoli.
- "La vita di Agricola", Publio Cornelio Tacito. Biblioteca BUR - Rizzoli.
- "L'arte della guerra romana", Flavio Renato Vegezio. Rizzoli.
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Data di pubblicazione articolo: 10 dicembre 2022
Secondo capitolo de "La legione venuta dal mare" di Ivan La Cioppa.Nello scenario della imminente adozione da parte di Marco Cocceio Nerva, la lotta per il potere fra Marco Ulpio Traiano, proconsole della Germania superiore e Curiazio Materno, governatore di Siria, è più che mai aperta. Dopo il salvataggio degli uomini della Legio XI, catturati dai barbari, Caio Flavio Aquila e i compagni della Legio I Adiutrix, riportano allarmanti notizie provenienti da oltre il Danubio, notizie che potrebbero arrecare grave danno al proconsole. La situazione è critica e una nuova e pericolosa missione viene loro affidata: andare ad Antiochia, in incognito, e trovare le prove di una congiura contro Traiano che coinvolge, oltre ad alcuni esponenti di spicco della classe politica e militare di Roma, anche capi di nazioni barbare della regione danubiana. A guidare gli indomiti legionari della Legio I Adiutrix saranno Lucio Lucrezio Celere, il loro centurione primipilo, e il generale Lusio Quieto, comandante della cavalleria maura, fedelissimo al proconsole e temibile guerriero. Attraverseranno fiumi, mari e foreste oscure, ma anche città ricche e grandiose: il loro viaggio sarà lungo e irto di insidie. Fra tradimenti inaspettati, fughe rocambolesche e feroci battaglie, Flavio e i suoi, dovranno anche scagionare il loro amato tribuno Sesto Emilio Pulcro, sul quale grava l’ombra del tradimento. Alla fine i nostri legionari capiranno che nulla è come sembra e che il vero nemico si annida nell’oscurità più fitta, pronto a colpire senza pietà.
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